lunedì 22 ottobre 2012

Parabola: note di regia



Esiste un ulivo torto, così torto che gli abitanti del paese passano il tempo ad immaginare il possibile uso dei suoi legni intricati. Esiste un paese dove non c’è acqua. Ma di questo nessuno ricorda l’origine. Esiste un editto che vieta il pianto al popolo assetato. Ed esiste il vecchio tiranno che muore di morte naturale all’inizio di questa nostra storia e proprio poco prima della grande rivoluzione, tramata e già tesa nel buio clandestino.


Parabola è metafora di un Sud indefinito, un luogo di migranze in cui la voce della condizione umana pone interrogativi di senso su questioni che riguardano il comune condividere e abitare un luogo. 

Parabola è una restituzione di memorie istintuale e lirica, una striscia tremula di colpevoli da condannare ed innocenze da propagandare, un catalogo di crolli dalle motivazioni sconosciute, di morti senza giustizia, di preghiere e di canti, euforie e pianti, cose vecchie da non dire e nuove cose da tacere. Giustizia e immaginazione, sacro e poteri costituiti, rivoluzione e vecchiaia sono le parole di questo tentativo di intrecciare una fabula a partire dalla trama segreta del corpo e delle sue immagini.

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